Educazione - Educazione non Formale e InformaleCombs e Posser e Ahmed[1] definiscono l'educazione non formale come “qualsiasi attività educativa organizzata svolta fuori dal sistema formale di istruzione – sia che si svolga in maniera separata che come aspetto principale di un'attività più ampia – che sia rivolta a soggetti bene identificabili e con obiettivi formativi chiaramente definiti”. Secondo alcuni teorici educativi, però, questa definizione distingue l'educazione non formale da quella formale solo a livello amministrativo, dove l'educazione formale è legata alla scuola e la non formale a gruppi comunitari e altre organizzazioni o cooperative[2].
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Una distinzione amministrativa è utile per separare quello che succede fra i muri della scuola e quello che si fa fuori, ma quando si pensa a educazione non formale si deve pensare anche a processi più che a strutture[3].
Per afferrare la rilevanza attuale di questo concetto è importante vedere la sua nascita nel contesto storico. L'idea di educazione non formale diventa parte del discorso internazionale sulle politiche educative alla fine degli anni '60 e inizio degli anni '70. Alle sue origini, si relazionava con i concetti di apprendimento permanente e attraverso tutto l'arco della vita (lifelong learning), l'educazione non formale riconosce l'importanza dell'istruzione, apprendimento e formazione che avviene al di fuori delle strutture scolastiche tradizionali (scuole, università, centri di formazione, etc.)[4]. |
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Fordham (1993)[5] suggerisce che, nella decade del 1970, esistevano quattro caratteristiche che potevano essere associate al termine di educazione non formale:
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Secondo quello che riferisce Fordham (1993)[6], nel 1967 in una conferenza internazionale a Williamsburg negli Stati Uniti si gettarono le basi per un'ampia analisi relativa alla crescente crisi mondiale dell'istruzione. Si manifestava preoccupazione per i curricula inadeguati; si evidenziava che la crescita educativa e quella economica non si sviluppavano alla pari e che la crescita economica non emergeva come risultato dei contributi educativi. Molti paesi, infine, incontravano difficoltà (politicamente o economicamente) nello affrontare l'espansione dell'educazione formale.
Nelle conclusioni si afferma che i sistemi di educazione formale si sono adattati troppo lentamente ai cambiamenti socio-economici e sono diventati arretrati, non solo per la loro struttura conservatrice, ma anche per l'inerzia delle stesse società. In altre parole, il cambiamento verso il progresso e la crescita non poteva venire soltanto dall'educazione formale, ma dalla società in generale e da tutti i settori che la compongono. Partendo da queste conclusioni, gli economisti e programmatori della Banca Mondiale cominciarono a distinguere educazione formale, non formale e informale. Attualmente, l'educazione non formale ha come caratteristiche:
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L'educazione non formale, quindi, comprende tutto quel contesto di azioni e processi coordinati – ma non strutturati e burocratizzati come le strutture di educazione formale – volti a realizzare percorsi educativi, individuali o di gruppo[7], che si centra sui partecipanti, vedendoli come risorsa e non come obiettivo. Utilizza una metodologia di partecipazione attiva procurando la massima interazione possibile dei partecipanti nel processo formativo, creando un senso di condivisione delle responsabilità e dei risultati.
In sintesi, l'educazione non formale si occupa prevalentemente della formazione che comprende l'addestramento pratico e le esperienze, a differenza dell'educazione formale che è legata alla trasmissione di conoscenze, e alla educazione informale che è un processo, non legato a tempi o luoghi specifici, per il quale ogni individuo acquisisce, anche in modo inconsapevole, attitudini, valori, abilità e conoscenze dall’esperienza quotidiana e dalle risorse educative nel suo ambiente di vita (famiglia, lavoro, gioco, mass-media e altro). Sebbene l'educazione non formale sia esterna e parallela ai percorsi scolastici ufficiali, è una parte integrante dell'apprendimento e dell'istruzione in generale. |
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Coombs, P. H. with Prosser, C. and Ahmed, M. (1973), ibidem
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Fordham, P.E. (1993) 'Informal, non-formal and formal education programmes' in YMCA George Williams College ICE301 Lifelong Learning Unit 2, London: YMCA George Williams College
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Jeffs, T. and Smith, M. K. (eds.) (1990) Using Informal Education. An alternative to casework, teaching and control?, Milton Keynes: Open University Press
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Tight, M. (1996) Key Concepts in Adult Education and Training, London: Routledge
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Fordham, P.E. (1993), ibidem
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Fordham, P.E. (1993), ibidem
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Falanga, C.R.Come si fa “educazione non formale”. Collana editoriale “Come si fa” n. 3
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Edizione contenuti Aprile 2012 - Riedizione grafica Luglio 2013
Copyright 2012-2013 ® Comitato Cittadino per la Cooperazione Decentrata della Città di Roma. Tutti i Diritti Riservati.
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