Diritti - Diritto alla SaluteIl Servizio Sanitario Nazionale e i migranti
La legge 833 del 1978 all’articolo 1 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il Servizio Sanitario Nazionale nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l‘eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio, garantendo la partecipazione dei cittadini.” Nel rispetto di questi principi, in materia di assistenza ai migranti l’Italia dal 1995 ha scelto “politiche sanitarie inclusive” in un’ottica di tutela sanitaria senza esclusioni, la cui espressione più alta è rappresentata dalle normative, tuttora in vigore, emanate con la legge 286 del 1998 e documenti collegati. Fonti normative sanitarie per Stranieri Determinazioni, Leggi e Decreti Legge
Note e circolari ministeriali
Fonti di diritto comunitario:
Principali fonti normative e circolari
Risoluzione Parlamento Europeo 8 marzo 2011 “Riduzione delle disuguaglianze sanitarie nell'Unione Europea” "Le disuguaglianze sanitarie sono il risultato non soltanto di una moltitudine di fattori economici, ambientali e connesse alle scelte di vita, ma anche di problemi relativi all’accesso ai servizi di assistenza sanitaria" (punto P). Il Parlamento europeo invita gli Stati membri "ad assicurare che i gruppi più vulnerabili, compresi i migranti sprovvisti di documenti, abbiano diritto e possano di fatto beneficiare della parità di accesso al sistema sanitario”, per "valutare la fattibilità di soluzioni volte a sostenere l’assistenza sanitaria per i migranti irregolari, elaborando sulla base di principi comuni una definizione degli elementi di base dell’assistenza sanitaria quale definita nelle relative normative nazionali" (punto 5) e "a garantire che tutte le donne in gravidanza e i bambini, indipendentemente dal loro status, abbiano diritto alla protezione sociale quale definita nella loro legislazione nazionale, e di fatto la ricevano"(punto 22) Circolare del Ministero della salute 4 novembre 2013 Circolare del Ministero della salute per l’iscrizione al SSN dei regolarizzandi. Ad un anno esatto dalla denuncia della SIMM e dell’ASGI sull’inappropriatezza delle indicazioni date dal ministero dell’Interno circa l’iscrizione dei “regolarizzandi” (vedi news 2012 del 27 ottobre), il Ministero della Salute ha diramato il 24 ottobre scorso (n. 27162), d'intesa con il ministero dell’Interno e con l'Agenzia delle Entrate, una circolare che individua nuove modalità operative per consentire a tutti i lavoratori stranieri per i quali è stata presentata domanda di emersione dal lavoro irregolare, la possibilità di fruire pienamente del diritto all'assistenza sanitaria, iscrivendosi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Nello specifico è stato previsto che il cittadino straniero, nelle more dell'istruttoria procedimentale, potrà comunque iscriversi al SSN con il codice fiscale provvisorio (numerico da 11 cifre), attribuito direttamente dall'Agenzia delle Entrate sulla base dei dati trasmessi dal ministero dell'Interno. Tale codice fiscale verrà convertito nel codice fiscale alfanumerico alla conclusione della procedura di regolarizzazione, tramite gli Sportelli Unici per l'Immigrazione. Il lavoratore straniero potrà, a tal fine, presentarsi alla ASL con la ricevuta della domanda di emersione ed ottenere, mediante l'iscrizione con il codice fiscale provvisorio, un certificato sostitutivo della tessera sanitaria. S.I.M.M. Società italiana di medicina delle migrazioni Politiche intersettoriali per la salute Lo stato di salute di un individuo e – più estesamente – di una comunità o di una popolazione è influenzato, determinato, da molteplici fattori, è il risultato di una serie di determinanti di tipo sociale, ambientale, economico e genetico e non il semplice prodotto di una organizzazione sanitaria. Lo studio dei determinanti della salute costituisce la base e la sostanza della sanità pubblica, perché consente di analizzare i fattori che in varia misura influenzano l’insorgenza e l’evoluzione delle malattie. A partire dagli anni ottanta tutte le Conferenze Internazionali sulla salute dell’OMS hanno raccomandato agli Stati di adottare strategie di “promozione della salute”, intese come l’insieme di politiche pubbliche intersettoriali, sanitarie ma anche non sanitarie, capaci di incidere sui determinanti della salute, per la riduzione delle disuguaglianze. Il diritto alla salute si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone, capace di riconoscere e di promuovere tutti gli altri diritti. Per i migranti rappresenta l’acquisizione di una cittadinanza sostanziale. Salute e empowerment L’empowerment è il processo attraverso il quale le persone e le comunità acquisiscono competenza sulla propria salute e sulle scelte che la riguardano. In sanità pubblica, la promozione dell’empowerment è essenziale per l’efficacia degli interventi assistenziali e per la riduzione delle disuguaglianze. Per la popolazione migrante i servizi devono quindi operare rimuovendo gli ostacoli e le barriere al corretto ed equo accesso ai servizi, promuovendo la partecipazione attiva delle persone e delle comunità, affinché possano accedere, comprendere e utilizzare le informazioni per promuovere e preservare la propria salute. Buone pratiche: “servizi sanitari culturalmente competenti” Di fronte al dato ormai strutturale del fenomeno migratorio, le società di tutti i paesi europei sono sempre più sollecitate al riconoscimento della diversità, di ogni diversità: dei contesti di origine, di vita, di relazione, sociali, di età, di genere, di cultura, di religione. Anche i sistemi sanitari devono ripensare l’organizzazione e le modalità operative dei servizi per affrontare il tema della diversità culturale. La cultura influenza infatti la percezione della salute e della malattia, l’approccio alle cure sanitarie, come le persone cercano l’assistenza sanitaria, come si rapportano verso chi eroga la prestazione sanitaria, come le istituzioni si prendono cura dei pazienti e in che modo i pazienti rispondono a questa cura. La cultura è fortemente responsabile dei comportamenti comunicativi, che sono parte essenziale dei percorsi di cura. Quando competenze e comportamenti tra due interlocutori non condividono una base comune, una stessa cultura di provenienza, l'efficacia della comunicazione viene ridotta o diviene più difficile. Nel 2004, con la Dichiarazione di Amsterdam, sono state emanate specifiche raccomandazioni rivolte ai servizi sanitari europei per la riduzione delle disuguaglianze, affinché sviluppino delle organizzazioni “migrant-friendly e culturalmente competenti”, intendendo come “competenza culturale” la capacità di operare in modo efficace in contesti multiculturali. La promozione della mediazione linguistico culturale, la formazione degli operatori all’intercultura, i cambiamenti delle culture organizzative e professionali sono gli obiettivi principali di queste raccomandazioni. Maura Cossutta |
Edizione contenuti Aprile 2012 - Riedizione grafica Luglio 2013
Copyright 2012-2013 ® Comitato Cittadino per la Cooperazione Decentrata della Città di Roma. Tutti i Diritti Riservati.
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